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Il cinema italiano nel mondo è una fotografia reale dell’Italia?

Due sono le idee di cinema italiano presenti nel mondo: la prima è quella che appartiene a noi, residenti in Italia; la seconda quella appartenente a chiunque non risieda nella penisola. E il perché è presto spiegato. Può un Paese riuscire a fotografare se stesso in modo non lusinghiero mostrando un apprezzamento anche dei propri vizi peggiori?

Per l’italiano medio il cinema tricolore è per lo più composto da commedie, molte di basso se non proprio di pessimo livello. Rari sono i film di alto profilo che ogni anno vengono realizzati da nomi altisonanti e alle volte creano passaparola portando a incassi importanti ma restando comunque entro i confini nazionali.

Tra i cinefili più accaniti, esiste anche un plotone di film che tentano di cambiare i generi del cinema italiano stesso. Per il mercato interno le star del nostro cinema (i nomi più noti e riconoscibili) sono rappresentati da attori come Edoardo Leo, Marco Giallini, Miriam Leone, Claudia Gerini o Margherita Buy. I film più noti sono quelli di Checco Zalone o Carlo Verdone. Per tutti quelli che vivono al di fuori dell’Italia i film italiani più noti sono successi come La Grande Bellezza, Il traditore, Qui rido io e Dogman. Tra i nomi più noti troviamo Toni Servillo, Luca Marinelli, Alessandro Borghi e Alba Rohrwacher; tra i registi Luca Guadagnino, Stefano Sollima, i fratelli D’Innocenzo, Susanna Nicchiarelli, i fratelli Taviani, Matteo Garrone e Gianfranco Rosi.

Gli unici nomi che accomunano estero e Italia sono quelli di Paolo Sorrentino, Pierfrancesco Favino e Nanni Moretti. E non è un caso se un successo come La grande bellezza, vincitore del premio Oscar 2014 come miglior film in lingua straniera e fotografo fedele delle più basse virtù appartenenti all’alta borghesia e all’aristocrazia italiana, abbia faticato e forse fatichi ancora ad affermarsi sul panorama nazionale.

Tutto quello che pensiamo sia un successo in Italia tende a non esserlo all’estero e viceversa, i film italiani più visti fuori dal nostro paese da noi incassano pochissimo. Eppure, lo afferma una ricerca dell’ANICA (l’associazione che riunisce tutte le categorie dell’industria del cinema italiano) presentata al MIA - Mercato Internazionale dell’audiovisivo di Roma, la vita all’estero dei film italiani è cambiata completamente negli ultimi 5 anni. Se nella prima parte degli anni 10 il valore sviluppato dai film italiani usciti dai nostri confini è stato di 41 milioni di euro, tra il 2017 e il 2021 è stato di 92 milioni, cioè il +124%. Un’esplosione di film italiani co-prodotti, distribuiti in altri paesi (quindi venduti), acquistati da piattaforme o mandati in noleggio on demand in altre nazioni. Un percorso possibile grazie all’interesse della politica con in testa l’ex ministro Dario Franceschini, che dal 2017 in poi ha attivato dei percorsi virtuosi stanziando ingenti somme statali per la produzione in house di contenuti di spessore.

Il sostegno pubblico al cinema è stato reso proporzionale rispetto all’investimento privato, cioè più i film costano più si beneficia di aiuti governativi. Questo ha portato ad un innalzamento drastico della qualità media di quel tipo di cinema che gira il mondo: non è un caso se consideriamo che negli anni ‘90 i festival più importanti nel mondo, da Cannes a Venezia passando per Locarno, non sempre presentavano pellicole italiane; l’opposto di quanto avviene dal 2000 a oggi.

Gli italiani sono un popolo suscettibile: possono commettere piccoli peccatucci, possono concedersi dei vizi, possono in alcuni casi vivere in modo amorale. Tutto è concesso nel Paese delle libertà, tutto purché non venga mostrato in modo così vivido da rendere quella fotografia non solo triste ma anche squallida; perfetta trasposizione plastica della benestante società italica che incensa e la domenica presenzia in chiesa battendosi il petto. E’ tutto stupendo. Anzi: è nient’altro che La grande bellezza della costante contraddizione nella quale a una buona parte del popolo italiano piace crogiolarsi.

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